Fusa dal ponte: MAX di Anita Barbarossa

DEDICATO A MAX

Siamo venuti a prenderti fino alla stazione di Moncalieri, in un tiepido mattino di dicembre del 1990.  Mi sembrava quasi che la primavera fosse dietro l’angolo.

Finalmente i capi famiglia avevano capitolato di fronte alle mie insistenze.

Nel piazzale antistante la stazione c’erano molte auto e un furgone bianco. Avevo il presentimento che tu fossi lì dentro.

La signora fece scorrere la portiera e prese la gabbietta.

Eri così brutto, una paccottiglia di pelo con dei furbissimi occhi gialli.

Appena ci hai visto, hai subito capito che saresti venuto a stare con noi; non la finivi più di miagolare e di annusarci. Non eri proprio uno splendore: avevi uno strano odore addosso…di pollame; il pelo era arruffato ( si capiva che ti avevano fatto un bagno da poco ) e accarezzandoti, la mano si bloccava su zone di pelo stopposo.

La cosa più assurda era il nome che ti avevano dato:  Pisellino

Avevo visto l’ annuncio che parlava di te su una rivista e qualcosa mi aveva detto che saresti stato tu, quello che avrebbe condiviso gli anni successivi della nostra vita.

Così, sei arrivato nella tua nuova casa, con un nuovo nome: MAX ti si addiceva sicuramente di più.

Hai visitato scrupolosamente ogni angolo. Il nuovo ambiente ti elettrizzava; mobili, tappeti, stanze.  8 nuovi occhi ammiravano a bocca aperta il tuo aggirarsi senza sosta per la casa.

Eri già abituato a fare i bisogni nella lettiera ma dopo qualche giorno ti abbiamo trovato nella vasca da bagno. Abbiamo cercato di correggerti ma lo scarico della vasca ti ispirava di più. Forse dovevamo importi le nostre buone maniere ma ormai ci avevi stregato e siamo diventati tuoi schiavi.

Hai dormito nel lettone tra mamma e papà, sul fondo del mio letto, sopra le sedie, sotto al tavolo, dietro al termosifone…ormai la nostra casa era diventata la tua reggia e guai a chi osava dirti di no.

Solo mio fratello riusciva a tenerti a bada. Quando era in casa, tu mettevi la testa  a posto: non salivi sui letti né sul tavolo, rimanevi sulla soglia della nostra stanza senza entrare, stavi alla giusta distanza di sicurezza, semplicemente perché lui ti ha sempre trattato come un gatto mentre noi, non so se sbagliando, ti abbiamo lasciato fare perché eri piccolo e indifeso e, diciamo le cose come stanno, ti abbiamo umanizzato troppo.

A gennaio il grande dramma.

In seguito ad una cistite emorragica già in trattamento hai avuto un prolasso rettale e quindi siamo dovuti correre dal veterinario. Avevi solo 4 mesi e quando il dottore ci disse che non garantiva il buon esito dell’intervento, a causa della tenera età, ci è crollato il mondo addosso…non era possibile!!

Presi il telefono e chiamai la “gattivendola” che mi aveva assicurato sul tuo benessere fisico…ovvio che lei garantiva!!

Che cosa volevo?? Non volevo certo restituirti a lei!!

Volevo solo scaricare la mia rabbia per averti tenuto in condizioni miserevoli e non essersi accorta che non ti aveva fatto mancare proprio nulla:

  • cistite emorragica causa di prolasso rettale
  • parassitosi intestinale
  • parassiti nelle orecchie
  • dentatura imperfetta ( hai iniziato a perdere i denti definitivi prestissimo).

Max, sei stato proprio fortunato! Se fossi rimasto in quel pollaio qualche giorno in più…saresti sicuramente morto!!

Ogni tanto ti chiamavamo “gringia”( che in calabrese vuol dire smorfia ) perché a causa della caduta di un canino,  il labbro superiore aderiva alla gengiva dandoci l’impressione che fossi sempre imbronciato.

Con grande sorpresa di tutti, ti sei ripreso come un fulmine (  forse grazie alle famose 7 vite?? ); il giorno dopo eri già in pista. Alla rimozione dei punti, il veterinario ci consigliò di rasarti perché il pelo compresso dalla fasciatura era diventato ancora più stopposo a causa del contenimento forzato.

Non se ne parlava neanche! Con una pazienza salomonica siamo riusciti a far venire fuori, dal gomitolo infeltrito che eri, una splendida e soffice matassa di lana.

Ci hai regalato tante risate,

Fede…stai russando!!”

Chi io?? Guarda che è Max che russa!!!”;

ci hai fatto un sacco di fusa.

A volte eri anche appiccicoso; avevi preso le nostre cosce per la tua cuccia e quindi appena vedevi qualcuno seduto, alzavi le zampette anteriori perché volevi essere preso in braccio, coccolato e massaggiato.

Ti lasciavi andare sulle nostre gambe per ore e ore e ti addormentavi pesantemente!

Avevamo la fobia delle sedie…ti abbiamo detto tante volte di no…ma poi guardando la tua gringia, ci sentivamo in colpa e così vincevi la tua  battaglia silenziosa semplicemente aspettando che ci commuovessimo alle tue bibliche attese.

Amavi anche dormire sulla spalla sinistra, come un bimbo che si appisola mentre il papà lo porta con sé .

Non hai mai voluto assaggiare le  scatolette. Tutte quelle scatolette prelibate, argentate e dorate, che arredano gli scaffali dei supermercati, per noi non avevano alcun valore.

Altro che storie!! Tu volevi: petto di pollo, cuore, alici, tagliatelle col sugo di carne; e poi adoravi le olive, le sottilette, i piselli e il latte, che  hai bevuto fino a qualche giorno prima di andartene.

Insomma eravamo schiavi del tuo padellino…come cucinavamo per noi, si doveva cucinare anche per te, e non c’era scatoletta delle migliori marche che potesse solleticare le tue delicate papille!

Hai sempre mangiato poco, spesso dalle nostre mani, ed eri capace di stare un giorno intero senza toccare cibo se non ti imboccavamo…per 8 lunghi anni ti abbiamo sempre imboccato!!

Sei venuto in ferie con noi per ben tre volte e che sudori freddi!!

In Calabria ti sei preso una brutta tonsillite ( durante il viaggio,il caldo di agosto ci aveva fatto venire la brillante idea di metterti sulla fronte un fazzoletto umido e dopo 1200 chilometri il risultato è stato una settimana di antibiotici per via sistemica ). A Porto d’Ascoli, invece, dopo aver disfatto le valigie, abbiamo dovuto rifarle in tutta fretta per cambiare stanza: avevi pensato bene di arrampicarti sul tetto dell’albergo, e alle sei del mattino, dopo aver perlustrato a dovere, ti sei messo a miagolare come un forsennato perché non riuscivi più a scendere. Eri sgattaiolato da una fessura minuscola sotto la persiana abbassata. Mi sono precipitata sul tetto, in pigiama, rischiando di rompermi l’osso del collo!

Meno male che non era alta stagione, altrimenti la stanza non ce l’avrebbero mai cambiata!!

Ragion per cui, da allora, abbiamo sempre fatto le ferie alternandoci con i miei per evitarti gli stress da spostamento…la pensione per gatti era fuori discussione!!

Quando sei diventato “adulto” e cercavi la compagna dei tuoi sogni, avevi scambiato il mio braccio per una bellissima gatta in estro…

Beh, certo che  questo era veramente troppo. Le tue insistenze non sono valse a molto e così ti sei accontentato di un pupazzo che ti soddisfaceva più delle gattine “fru fru”

Per ben due volte abbiamo invitato  splendide gatte a fare la tua conoscenza ma, ahimè, se ne sono dovute andare con la coda  tra le gambe… per poco non te le mangiavi al posto delle tagliatelle. E così il pupazzo è diventato la tua “coperta di Linus”

Al cuor non si comanda!! I gusti son gusti!!

Hai mantenuto la tua virilità fino a 8 anni, poi, pensando che il gatto di mia zia fosse venuto a spodestarti, hai iniziato a marcare il territorio. E così sei diventato eunuco…e da quel momento in poi hai iniziato a mangiare da solo!!! L’avessimo fatto prima!!

Ci avevano detto che questo tipo di intervento ti avrebbe fatto ingrassare a dismisura e tranquillizzare… niente di tutto ciò. Hai mantenuto il tuo peso forma di 4600 gr e il tuo bel carattere autonomo e intraprendente.

 

 

 

Caro e dolce Max.

Ci hai dato molte preoccupazioni ma anche tanta serenità e spensieratezza.
Tornare a casa dopo una snervante giornata di lavoro e poter contare sulle tue coccole e fusa incondizionate è sempre stato un toccasana per noi.

Non vedevo l’ora che finisse il turno pomeridiano per potermi rilassare con te in braccio, che mi dispensavi il tuo rumoroso ronf ronf in cambio di coccole prima di andare a dormire…e che sbavate!! Sbavavi di godimento…roba da matti! Mai visto un gatto sbavare!!

Sei sempre stato un gran chiacchierone. Mio padre era l’addetto alla tua colazione. Alle 7 in punto,  tutte le mattine, eri sul fondo del letto e guai a non posare i piedi a terra: eri capace di svegliare tutto il condominio!!

Dicono che i gatti sono individualisti ma tu eri l’eccezione: non hai mai amato stare da solo.

Tanti passi quanti ne facevamo noi, altrettanti ne facevi tu, e dovevamo fare attenzione a dove mettevamo i piedi perché ti abbiamo pestato più d’una volta…eri sempre in mezzo alle gambe nei momenti più impensati!!

E che gatto pulito!! Dopo aver subito l’intervento per il prolasso rettale, le tue evacuazioni erano diventate un incubo. Ragion per cui, ogni volta che andavi al gabinetto, ti seguivo come un’ombra per verificare che tutto si svolgesse senza intoppi. Così dato che ero presente, avevo preso l’abitudine di farti il bidet….detto e  fatto!!!

Intelligentissimo!!

Hai iniziato a chiamare tutte le volte che dovevi fare i bisogni…per te il bidet era diventato una prassi!!  Mi fossi fatta gli affari miei!!

Quante volte abbiamo giocato a nascondino…correvi come un pazzo, rischiando di andare a sbattere sugli angoli delle porte. Facevi delle sgommate assurde, e poi, quando ti trovavo, si ricominciava la corsa per nascondersi da un’altra parte.

Inutile dire che dopo 17 anni trascorsi insieme, ti conoscevamo come le nostre tasche.

Le diverse inflessioni del tuo miagolio non avevano segreti per noi; non c’era feeling ma molto di più…semplicemente simbiosi!

Al tuo sedicesimo compleanno, il veterinario disse che, nonostante l’età, eri ancora bello  pimpante, e noi gongolavamo, fieri della tua serena senilità. Il dottore aveva in cura anche gatti ventenni…quindi ancora 3 anni…magari!!

 

 

Purtroppo,  a Gennaio del 2007 c’è stata la grande svolta.

Hai iniziato a bere come un cammello e a vomitare al mattino. La diagnosi è stata facile: diabete e insufficienza renale.

Il tuo dottore è stato chiaro: croccantini ipoproteici, scatolette adatte al problema, insulina e compressa tutti i giorni.

La compressa e l’insulina erano  d’obbligo, ma il cibo è stato un calvario.

Non avevi nessuna intenzione di cambiare le tue abitudini. Non volevi assolutamente capitolare. Che si doveva fare dopo 2 giorni di digiuno? Quindi nessun cambio categorico di alimentazione.

Cercare di compensare il diabete è stata una battaglia persa in partenza: la glicosuria non è mai diminuita nonostante l’incremento delle unità iniettate.

Accettare la diagnosi infausta ci ha tolto il sorriso ma tu eri sempre pronto a dispensare la tua riconoscenza con rumorosissime fusa.

Il diabete ti ha consumato pian piano. Sei arrivato a pesare 2500gr. Prenderti in braccio e sentire gli ossicini era una sofferenza…ma non ti sei mai lamentato.

Non hai mai sporcato in giro nonostante la difficoltà che avevi a raggiungere lo scarico della vasca.

Ti facevamo entrare ed uscire sollevandoti di peso.

Te ne ritornavi nella tua cuccia e dormivi per ore e ore

Ti rendevi conto di essere arrivato a destinazione ma egoisticamente non abbiamo voluto capire.

Ti costringevamo a mangiare omogeneizzato da una siringa, fino a quando una crisi ipoglicemica ci ha messo davanti alla cruda realtà: dovevamo lasciarti andare.

Era ormai quasi una settimana che non toccavi  più cibo, bevevi soltanto.

Sono stata io a chiamare il carnefice e a farlo entrare nella tua casa

Sono stata  io a decidere  di farti fare l’ultimo viaggio…non ce la facevo più a vederti in quelle condizioni…che lotta interiore!!

Quando LUI ha  varcato la soglia, quella mattina del 28 di Giugno, ci hai guardato e voltato le spalle…avevi sicuramente capito tutto, e io continuo a vedere quella scena come se si svolgesse al rallentatore

Hai lasciato un grande vuoto nel nostro cuore.

Non pensavo di dover soffrire così tanto…mi ripetevo che eri ormai vecchio, che eri malato, che prima o poi doveva succedere ma è stato devastante ugualmente.

Avrei voluto prenderti in braccio e salutarti con calma invece si è svolto tutto così in fretta…ma forse è stato meglio così.

Addio dolce Max

Non posso che ringraziarti per  esserti preso cura di noi e per averci dispensato amore e coccole senza volere nulla in cambio.